venerdì 31 maggio 2013

Mortacci Nostri: Dellamorte Dellamore

Mortacci Nostri
Salve a tutti, o'cinevori.
Oggi inauguriamo una nuova rubrica che ci terrà compagnia ogni due venerdì del mese (ma la periodicità potrebbe anche variare causa pigrizia, lavoro, apocalissi e quant'altro).
In questi ultimi anni stiamo assistendo a una rinnovata popolarità per gli zombie: i nostri cari morticini famelici sembrano essere proprio all'apice del successo, basti solo ricordare l'enorme seguito di pubblico che sta ottenendo la serie "The Walking Dead".
Quella che si apre oggi è una cavalcata attraverso la storia del cinema dell'orrore in cui i nostri putrescenti amici sono stati protagonisti.
Si cercherà di trovare pellicole un po' meno famose ma senza trascurare i grandi classici (e il pensiero non può che andare a due maestri del calibro di George A. Romero e Lucio Fulci)
Bando alle chiacchiere e iniziamo questo primo episodio di "Mortacci Nostri".


La Trama
Un orrenda piaga si è abbattuta sul placido paesino di Buffalora: dopo sette giorni dalla sepoltura i cadaveri resuscitano e diventano morti che camminano. L'unico a essersene accorto è l'imperturbabile Francesco Dellamorte (Rupert Everett), il custode del cimitero che cerca di arginare il morbo uccidendo i ritornanti, questo il nome che ha dato ai morti viventi. Francesco è assistito da Gnaghi (François Hadji-Lazaro), un bizzarro ometto che si esprime dicendo unicamente "Gna".
La (non)vita proseguirebbe così all'infinito se non fosse per Lei (Anna Falchi), una donna senza nome di cui Francesco s'innamora a prima vista. In quel momento la vita e la morte sembrano mescolarsi e confondersi e Francesco inizierà a ripensare la sua "missione".

Gnaghi e Francesco Dellamorte
Il Regista
Dellamorte dellamore è diretto da Michele Soavi, uno degli ultimi registi italiani di genere fattosi le ossa lavorando come aiuto regista sui set di Dario Argento e Lamberto Bava. Esordisce dietro la macchina da presa con Deliria, un discreto slasher. Il buon successo del film gli fa ottenere la sua seconda regia, il cult La Chiesa prodotto e scritto da Argento. Nel 1991 è la volta de La Setta, prodotto nuovamente da Argento. Nel 1994 Soavi dirige l'originalissimo Dellamorte Dellamore che però non frutta il successo sperato e allontana il regista dalle sale cinematografiche facendolo approdare alla televisione e alla pubblicità. Bisognerà attendere il 2006 per rivedere Soavi al cinema con Arrivederci Amore ciao, un film magnifico che però anche stavolta non riceve il successo meritato. Due anni dopo è la volta de Il Sangue dei Vinti, tratto da un libro di Gianpaolo Pansa.

Un metallico Soavi da Demoni di Lamberto Bava
Il Cast
Nel ruolo del becchino Francesco Dellamorte troviamo Rupert Everett, perfetto nella parte. L'attore inglese riesce a donare a a Dellamorte un cinismo di superficie dal quale traspare un disperato romanticismo. Ad interpretare Gnaghi ci pensa il bravo caratterista e cantautore François Hadji-Lazaro che facendo ricorso alla sua grande espressività riesce a caratterizzare un personaggio dolcissimo e molto umano, nonostante le sue battute si limitino a "Gnà!".
Lei, l'amore ricorrente di Dellamorte è interpretato dalla splendida Anna Falchi che con un interpretazione un po' di maniera non riesce a stare al passo di un ispirato Rupert Everett.
Stona un po' la presenza di Stefano Masciarelli nel ruolo del sindaco del paese con la sua interpretazione decisamente sopra le righe.

Gnaghi e "gentile signora"
Francesco Dellamorte e Dylan Dog
All'epoca della sua uscita e anche in seguito Dellamorte dellamore è stato presentato da molti come il film di Dylan Dog ma da dove deriva questo equivoco?
Dellamorte Dellamore è tratto da un romanzo di Tiziano Sclavi, poliedrico e telentuoso scrittore e sceneggiatore , la cui creatura più importante è per l'appunto Dylan Dog.
Francesco Dellamorte con alcune modifiche (New York al posto di Buffalora, Dectective piuttosto che becchino) fu proposto da Sclavi alla Bonelli come prima bozza del personaggio che poi sarebbe diventato il celebre indagatore dell'Incubo. L'editore Sergio Bonelli cambiò alcune cose quali l'ambientazione e la spalla, contribuendo a delineare il personaggio come è conosciuto tutt'oggi.
Sclavi però non abbandonerà la sua creazione e lo userà come comprimario in alcune avventure di Dylan a partire dallo speciale "Orrore Nero".
Un altro parallelo fra Francesco e Dylan è l'attore Rupert Everett: l'attore inglese era stato indicato da Sclavi come modello per l'old boy e nella pellicola di Soavi da volto a Francesco Dellamorte.

Dellamorte a fumetti in "Orrore Nero"
...e Quindi?
Dellamorte Dellamore è un film di zombie inusuale in cui si mescolano l'orrore, l'ironia e un certo male di vivere. Nel film ritroviamo tutti gli elementi che hanno fatto di Dylan Dog, un successo: la malinconia della vita, il suo nonsenso e soprattutto il suo orrore, l'amore disperato e al tempo stesso unica speranza, i mostri che poi in fondo tali non sono. Il film oscilla di continuo tra il grottesco e il surreale, alternando momenti poetici a scivoloni nel ridicolo involontario. Dellamorte dellamore non è un film perfetto ma è senzìaltro un film unico e originalissimo che ha il pregio di riuscire a trasportare lo spettatore in un mondo bizzarro e surreale.

"Lo sospettavo...il resto del mondo non esiste..."
Grado di Splatterosità
Moderato, giusto qualche morso.

Causa del Contagio
Forse la confusione dell'uomo tra la vita e la morte, diventate troppo simili.

Livello di stupidità dei sopravvissuti
Dellamorte reagisce agli zombie con un misto d'indifferenza e fastidio, Ganghi s'innamora di una di loro e il resto dei cittadini di Buffalora ignora la loro esistenza e i pochi che ne vengono a conoscenza non durano molto, giusto il tempo per due morsi.

Effetti speciali
Gli effetti speciali sono di Sergio Stivaletti
Di particolarmente interessanti possiamo segnalare: uno zombie composto solo della testa, un morto vivente motorizzato, una morte filosofa.


Zombie lenti o centometristi?
I morti viventi che "animano" il cimitero di Buffalora sono davvero dotati di molti talenti: alcuni parlano, alcuni volano, altri sopravvivono se decapitati, altri ancora corrono in moto, alcuni addirittura amano.

Alcuni amano...
Morticini
Oltre al film principale, in Mortacci nostri verranno presentati dei filmati inerenti il mondo degli Zombie, che siano corti, pubblicità, trailer, film d'animazione e videoclip musicali.

Il primo Morticino, abbinato a Dellamorte dellamore è The Clown (Le Quelone) di Patrick Boivin, regista canadese che ha scelto di caricare tutte le sue opere su Youtube, compreso il meraviglioso lungometraggio Enfin l'Automne(Fall, Finally). Il corto segue le avventure di uno spaesato Clown resuscitato da un mix di mentos e coca cola. Ad interpretare il decomposto pagliaccio troviamo Dominique Pinon, ricordato sopratutto per Delicatessen e la Città dei bambini perduti.


venerdì 17 maggio 2013

Drag me to Hell di Sam Raimi


              Attenzione a rifiutare un mutuo, potreste aver a che fare con una strega


La Trama
Christine (Alison Lohman), giovane e ambiziosa impiegata di un istituto di credito, smania per ottenere una promozione. Per poter ottenere quella promozione deve dimostrare di essere migliore di un suo untuoso e arrivista collega.L'occasione per mettersi in luce agli occhi dei suoi superiori arriva quando un anziana signora le va a chiedere una terza proroga per il mutuo altrimenti perderà la casa.
Vedendosi negata la proroga la signora si butta in ginocchio mandando Christine nel panico che chiamerà la sicurezza urlando, richiamando così l'attenzione di tutti. La Donna, offesa per l'umiliazione subita scaglierà su Christine una maledizione. Christine avrà solo tre giorni per evitare di essere trascinata all'Inferno dalla Lamia.

Il Regista
Abbiamo già parlato di Sam Raimi in occasione della recensione di Darkman 

Sam Raimi con un doppio Bruce Campbell

Il Cast
Originariamente il ruolo di Christine doveva andare a Ellen Page che non poté girare il film perché era già impegnata con Whip it, quindi venne scelta Alison Lohman. Al contrario di quanto succedeva con Darkman, in cui la sostituzione di Bruce Campbell con Liam Neeson non aveva giovato al film, in Drag me to Hell la Lohman funziona perfettamente, riuscendo a rendere molto bene un personaggio all'apparenza carino e gentile ma che in realtà si rivela meschino e mosso solo dall'interesse personale. In alcuni punti riesce a farci entrare in empatia con il suo personaggio, nonostante lo spettatore sia ben consapevole che tutto ciò che le sta capitando è più che meritato. Alison Lohman è conosciuta principalmente per Il Genio della truffa e Big Fish. Impressionante è il lavoro fatto da Lorna Raver nell'interpretare la sinistra signora Ganush, l'anziana che getta la maledizione, che sembra davvero uscita da un qualche inferno e che fa di tutto per risultare disturbante.



Scene Cult
La seduta spiritica in cui Christine cerca di scacciare la Lamia, Il finale.

Personaggi Cult
La signora Ganush, l'adorabile ributtante vecchina che scatenerà la Lamia.


La signora Ganush contempla il suo...bottone?




...e Quindi?
Sam Raimi firma con Drag Me to Hell uno dei suoi film più pessimisti. Tutti i personaggi agiscono in base al profitto personale, sopratutto la protagonista che messa di fronte alla scelta fra la carriera e l'aiutare una persona, sceglie la prima senza esitazione e che quando si ritrova a dover combattere per la propria salvezza si dimostra pronta a qualsiasi cosa. Raimi oppone al marciume interiore dei protagonisti l'orrore visivo dei mostri che risultano alla fine molto più "puri" dei "buoni". Raimi con questo film raggiunge l'apice del suo stile di regia, firmando un opera personalissima e riconoscibilissima: zoomate improvvise, a un montaggio perfetto e una telecamera che sembra vivere di vita propria. Drag me to Hell è un film terrificante, pessimista, estremamente critico nei confronti dell'opportunismo e del culto del dio denaro che non solo vengono visti come necessari ma che vengono addirittura incoraggiati nella nostra società a discapito degli altri.

Sapevatelo
Sam Raimi è visibile in un particolarissimo cameo: è uno dei fantasmi evocati nella seduta spiritica.

Le ultime parole famose
Mrs. Ganush: Mi può aiutare, la prego...
Christine: C'è una signora anziana che vorrebbe una proroga per il pagamento del mutuo, l'alternativa è   cacciarla di casa...
Signor Jacks: Le abbiamo già concesso due proroghe, è una scelta difficile, decida lei...
Christine: Un'altra proroga è fuori discussione.
Mrs. Ganush: E dove andrò a vivere?
Christine: Mi creda, sono mortificata.
Mrs. Ganush<: Mai avevo implorato per qualcosa, ma adesso mi umilio davanti a lei...
Christine: Signora Ganush... mi lasci... mi lasci!... sicurezza!
Mrs. Ganush: Tu! Hai voluto umiliarmi... presto sarai tu a strisciare per implorare me...



mercoledì 15 maggio 2013

Beket di Davide Manuli


                                     Un etereo e particolarissimo "sequel" di Aspettando Godot 



La Trama
Due uomini, Freak (Luciano Curelli) e Jajà (Jerome Duranteau), immersi in un livido paesaggio desertico attendono il bus che dovrebbe portarli da Godot. Dopo aver perso il bus i due, stufi dell'attesa, decidono di incamminarsi alla ricerca di Godot. Durante il loro frammentato e discontinuo viaggio, Freak e Jaja s'imbatteranno in un Oracolo canterino molto buono (Roberto "Freak" Antoni), un autista dall'aria sinistra ma simpatica e dalla parlata incomprensibile (Fabrizio Gifuni) e in un Adamo e in una Eva piuttosto insoliti...

Jajà e Freak attendo il bus per andare da Godot


Il Regista
Beket è il secondo film di Davide Manuli, regista dallo stile particolarissimo. Manuli si è formato a New York come attore presso l'Actor Studios e il Lee Strasberg Institute. Recita come attore protagonista per Milos Forman in The Contenders, successivamente recita in L'incantevole Aprile di Mike Newell. Nel 1995 esordisce dietro la macchina da presa con Girotondo, giro attorno al mondo la cui sceneggiatura gli frutta la vittoria della Borsa di Studio al Premio Solinas. Nel 2008 gira Beket che a Locarno vince Il Premio della Critica Indipendente. L'ottimo risultato di critica ottenuto da Beket gli permette di girare La Leggenda di Kaspar Hauser in cui riesce a coinvolgere Vincent Gallo in un doppio ruolo da protagonista.
La leggenda di Kaspar Hauser verrà distribuito nuovamente al cinema da giugno.
Attualmente Manuli è al lavoro sul suo quarto film da regista, Haiku in cui reciterà Abel Ferrara come protagonista.

Il regista Davide Manuli
Il Cast
Per la maggior parte del tempo ci troviamo a seguire le peripezie degli spaesati Freak e Jajà, interpretati rispettivamente da Luciano Curreli e Jerome Duranteau. I due funzionano molto bene insieme, attraversano il film con naturalezza, riuscendo a trasmettere allo spettatore la loro angoscia e la loro incertezza. Nel doppio ruolo dell'oracolo canterino e del mariachi troviamo un interprete del tutto inaspettato, Roberto "Freak" Antoni, cantautore folle e anima del gruppo demenziale Skiantos. Antoni, oltre a deliziarci cantando alcuni dei suoi brani (arrangiati in modo molto particolare), rivela delle doti recitative decisamente buone e tratteggia un oracolo molto umano, molto terreno. Antoni aveva già recitato in alcune pellicole ma sempre in ruoli marginali mentre qui ha la scena tutta per se. Motivo di sorpresa è anche la scelta di Gifuni nel ruolo del criptico 06, traghettatore di anime dalla parlata incomprensibile. Un cammeo degno di nota è senz'altro quello del comico Paolo Rossi, nel ruolo "televisivo" di 08.

Roberto "Freak" Antoni è un Oracolo molto buono
Scene Cult
Le profezie/canzoni dell'Oracolo; la prima apparizione di Adamo ed Eva con relativo pubblico.

Personaggi Cult
a loro modo tutti i personaggi che fanno la loro apparizione sono personaggi Cult.

...e Quindi?
Beket, come il titolo potrebbe far intuire, è permeato dalla poetica del drammaturgo Samuel Beckett, difatti il film prende le mosse lì dove terminava Aspettando Godot. Nel film è ben rappresentata l'assurdità della vita, il suo non avere scopo e la sua ripetitività che pian piano la svuota di senso. I personaggi si aggirano in una sorta di desertico purgatorio intrappolati in loop di azioni e di pensieri, incapaci di trovare un senso alla loro esistenza. Beket è un film che arriva dritto allo spettatore, costringendolo a entrare in empatia con i personaggi e a riconoscersi in loro, condividendo i loro dubbi e le loro angosce.L'influenza del drammaturgo Beckett si nota anche nella messa in scena: Pochissimi movimenti di macchina, pochi primi piani, personaggi ripresi quasi sempre in campo medio come se si trovassero su di un palcoscenico. Nel film ritroviamo suggestioni da Bergman, Antonioni, qualche traccia di Fellini e qualche piccolo sprazzo di Monty Python mescolati con musica Techno e pezzi degli Skiantos. Un mix dal gusto davvero peculiare che se a prima vista potrebbe spaventare, premia lo spettatore più coraggioso facendogli godere un esperienza cinematografica che va oltre le porte della sala e che lo accompagnerà per molto tempo.

Freak e Jajà in un momento di tensione
Sapevatelo
In una delle sequenze in cui l'Oracolo declama le sue profezie ad un certo punto viene menzionato un "Cervello Ab-Normal", un chiaro riferimento al meraviglioso "Frankenstein Jr." di Mel Brooks (e se non l'avete visto siete delle brutte persone, sappiatelo)

Le ultime parole famose
"Ma tu parli francese"
"naturalmont, perchè io sono il Mariachi, colui che canta. Canta della vida e canta della muerte."
"ma tu hai girato il mondo"
"eh si, amico mio, il tuo mondo l'ho girato tutto in tondo e ne ho viste di tutti i colori...belli e buoni, brutti e cattivi e avanzi di galera. Puttane, mammasantissima e magnaccia. Ho visto tossicomani e burloni. Banditi e massoni, santi, navigatori e poeti. Ho visto froci, lesbiche e lavoratori. Brava gente, contadini e militari...e mi fermo qui che la lista sarebbe ancora lunga..."
"ed è di questo che tu canti?"
"di questo, di tutto questo perché si chiama Amore"
"Già, l'amore. Quello me l'ero dimenticato"

Jajà e il Mariachi  

Reperibilità
Il film sarà proiettato nel circuito di Distribuzione indipendente a partire dal 17 Maggio.
Qui l'elenco delle sale dove potrete trovarlo: Distribuzione Indipendente



giovedì 2 maggio 2013

Darkman di Sam Raimi


                                              Darkman, l'oscuro eroe dai mille volti 



La Trama
Il dottor Peyton Westlake (Liam Neeson) sta cercando disperatamente di mettere a punto il progetto della sua vita, una pelle sintetica indistinguibilie da quella reale, arrivando a un passo dal realizzarlo ma la pelle pur essendo perfetta ha un fatale difetto: dopo 99 minuti si dissolve nel nulla e l'unica cosa che la fa durare di più è l'oscurità. La fidanzata di Peyton, Julie (Frances McDormand) è una giornalista che sta indagando su di un imprenditore in odor di corruzione e questo mette in agitazione i criminali che lavorano con lui. Per dissuadere Julie dal continuare le sue indagini, i criminali, capeggiati dallo spietato Durant (Larry Drake), fanno irruzione nel laboratorio di Peyton, uccidendone l'assistente, riducendo in fin di vita Peyton e facendo saltare in aria il laboratorio. Lo scienziato, creduto morto da Durant, si risveglia in ospedale ma non è più lo stesso: un intervento chirurgico sui suoi nervi che gli ha donato una sovrumana resistenza al dolore e lo ha reso insensibile alle sensazioni e il volto sfigurato lo hanno reso folle di rabbia. Fuggito dall'ospedale Peyton riorganizza il suo laboratorio e si lancia in una tremenda e mefistofelica vendetta nei confronti di chi gli ha rovinato la vita, trasformandosi nell'inafferrabile giustiziere Darkman.

Sam Raimi e Liam Neeson sul set

Il Regista
Sam Raimi è uno di quei registi che non avrebbe bisogno di presentazioni ma la farò comunque per i più distratti.
Raimi esordisce al cinema nel 1981 con un film che sarebbe diventato un cult, La Casa.
Una miscela di effetti caserecci, ritmo indiavolato che Raimi porta avanti con una regia innovativa e inconfondibile.
Il film oltre a lanciare il nome di Raimi funge da trampolino di lancio anche per Bruce Campbell.
Dopo una commedia folle e surreale, i due criminali più pazzi del mondo, Raimi ritorna al film che gli ha dato notorietà firmandone il sequel, La Casa 2, il film in cui viene rivelato compiutamente tutto il suo talento. Mentre il primo capitolo era incentrato sullo splatter e sull'elemento d'orrore puro questo seguito vira decisamente su di una commistione tra horror e comicità slapstick e questo si giova di un Campbell mattatore indiscusso e irresistibile, una sorta di cartoon folle e sanguinario. Lo stile registico di Raimi si arricchisce e diviene un esperienza sconvolgente per lo spettatore, come un giro sulle montagne russe.

La Casa 2
Raimi aveva concepito questo film e il suo sequel, l'Armata delle Tenebre come un unico film e dopo la Casa 2 avrebbe voluto subito metterlo in cantiere ma il fato decise diversamente. Raimi avrebbe voluto ottenere i diritti per l'eroe pulp "The Shadow" ma non riuscendo ad acquistarli dovette crearsi il proprio supereroe da zero ed è così che nacque Darkman.
A giudicare dall'ottimo risultato forse bisogna esser grati che Raimi non sia riuscito ad acquistare i diritti. Il discreto successo di Darkman concesse la fiducia dei produttori a Raimi che così potè girare il suo capolavoro, l'Armata delle Tenebre, un film di culto.
Con l'Armata delle Tenebre Raimi realizza un film totale, una pellicola personalissima e inimitabile, in cui è riversato tutto l'amore del regista per il cinema fantastico. Anche Bruce Campbell qui raggiunge il suo apice recitativo, interpretando sia il prode e stupidissimo Ash Williams che il suo oscuro antagonista, una versione demoniaca dello stesso Ash.

L'Armata delle Tenebre
Negli anni 90 Raimi si discosta dal fantastico e dall'horror  e viene contattato da Sharon Stone per girare un atipico Western, Pronti a Morire in cui traspose il suo stile personale con omaggi a Sergio Leone scontentando i fan del western classico. Si mantiene lontano dai generi praticati per girare un noir e una commedia romantica: il buonissimo Soldi sporchi e il fiacco Gioco d'amore in cui Raimi appare irriconoscibile.
Nel 2000 Raimi realizza un buon thriller con venature horror, The Gift - Il dono che passa un po' inosservato.   
Il nome di Raimi sembrerebbe destinato a scomparire dall'immaginario collettivo ma dopo esser passato di mano in mano arriva sulla scrivania del Regista de la Casa un progetto destinato a rilanciarlo, Spiderman.
Raimi, fan del personaggio, realizza un buon film che riesce a mediare tra le necessità di un blockbuster e la sua vena autoriale. Il suo Spiderman è un film classico in cui il regista riesce a inserire alcuni tocchi d'orrore e alcune sequenze da antologia (è d'obbligo citare la carrellata finale all'indietro verso l'alto che ricorda quella analoga nel finale di Quarto Potere). Il buon risultato al botteghino permette a Raimi di realizzare Spiderman 2 e qui al regista viene data la possibilità di esprimersi al meglio. Il secondo film dedicato all'Uomo Ragno è un vero e proprio gioiellino nel suo genere: diretto con maestria, ben scritto, toccante, con personaggi ottimamente caratterizzati e un antagonista affascinante e a tutto tondo che avrebbe meritato una pellicola tutta per se, interpretato da un magnifico Alfred Molina. Se nel primo l'orrore era solo accennato, qui Raimi spinge sul pedale dell'Horror, basti ricordare la sequenza della "nascita" del dottor Octopus  che non avrebbe sfigurato in uno degli episodi de La Casa. Il film meritatamente sbanca ai botteghini ma con il capitolo successivo l'idillio viene spezzato.

Il Dottor Octopus


Spiderman 3 è uno dei film peggiori di Raimi, a causa sopratutto di scelte imposte dai produttori.
Raimi avrebbe voluto come antagonista il solo Uomo Sabbia e dedicare il successivo eventuale capitolo al personaggio di Harry Osborn ma i produttori non concordarono e imposero questi e Venom. Difatti si nota che la parte più approfondita e curata è proprio quella dell'Uomo Sabbia.
Il film è confuso e risulta discontinuo ma pur essendo lontano anni luce dal secondo non è quel disastro assoluto di cui si legge in giro.
Quello che per un altro regista sarebbe stata una condanna per Raimi diventa l'occasione per un ulteriore rinascita, che arriva nel 2009 con Drag me to Hell.
Qui Raimi è senza freni e filma una delle critiche più feroci alle derive del capitalismo, la storia di un ambiziosa impiegata di banca che incorre in una tremenda maledizione a causa di una proroga rifiutata a un anziana sinistra signora. Con Drag me to Hell, Raimi fa ulteriori passi avanti nella tecnica registica mettendo 
in scena sequenze dirette in maniera inconfondibile.
Il successo di questo film gli riapre le porte degli studios e gli viene affidato Il Grande e potente Oz.
Di cui si parlerà più in là in un altro articolo.


Il Cast
Nei panni (e nelle bende) del tormentato Darkman troviamo un semisconosciuto (per l'epoca) Liam Neeson. L'attore si trova un po' spaesato in questo ruolo ma va precisato che il personaggio era stato scritto per Bruce Campbell, attore feticcio di Raimi, dotato di un espressività e di una mimica molto superiori a quelle del pur bravo Neeson. Difatti questo salta all'occhio durante le violente crisi di Peyton/Darkman che quelle scene erano state concepite per essere interpretate da Campbell, scene che a tratti ricordano quelle che lo videro protagonista ne la Casa 2. Detto questo, Neeson, seppure imposto dal produttore, svolge comunque un buon lavoro donando a Darkman una sfumatura dolente e malinconica. Frances McDormand ricopre efficacemente il ruolo della "damigella in pericolo", ruolo che per certi versi si palesa come tale solo nel finale in quanto durante lo svolgimento il suo personaggio si dimostra il vero motore dell'azione. L'antagonista di Darkman viene scelto l'attore Larry Drake, un po' bolso a dire il vero ma con la faccia giusta per un cattivo.

Scene Cult
La "trasformazione" di Peyton in Darkman; le crisi del protagonista e lo splendido finale.

Personaggi Cult
Darkman, tenebroso antieroe capace di assumere l'aspetto di chiunque. 

...e Quindi?
Raimi realizza con Darkman uno dei migliori film di supereroi mai realizzato con un protagonista che entra di diritto nella galleria dei personaggi indimenticabili. Darkman, non è un film perfetto comunque soffre di alcune sviste (si veda la scena della fuga dall'ospedale) e di un attore protagonista a volte un po' fuori posto. Darkman ha un ritmo molto inusuale con un inizio a mille e poi man mano rallenta a voler coinvolgere lo spettatore nella discesa nella follia del protagonista fino alla parte terminale in cui sale di nuovo fino a culminare nello struggente e inaspettato finale.
Darkman è anche una riflessione sul cinema e sui suoi limiti, non a caso la pelle sintetica ha una durata di 99 minuti se esposta alla luce e può durare illimitatamente solo al buio.

Sapevatelo
Il personaggio ha continuato la sua "vita" in due sequel per il mercato dell'home video e ha chiuso il cerchio vedendosi assegnata una serie a fumetti (che ha avuto un cross-over con l'altra creatura di Raimi che ha ottenuto un suo fumetto, L'Armata delle tenebre)


Le ultime Parole famose
"Io sono tutti gli uomini e nessuno. Sono dappertutto e in nessun luogo. Io sono Darkman"
Darkman

Darkman si allontana nella folla


Trailer