venerdì 20 gennaio 2017

Il taccuino del critico: Come 'The Young Pope' della HBO ci sta prendendo tutti in giro

di Tim Goodman

Si, è strano e divertente e un serbatoio perfetto per i meme, ma la serie della HBO che vede Jude Law interpretare un anticonvenzionale pontefice americano ha in mente questioni più profonde

Si intuisce dalla prima inquadratura di The Young Pope della HBO (dove un neonato gattona su di una pila di altri bambini fino a che la telecamera si inclina verso il basso per trovare la star Jude Law, abbigliato nei suoi abiti papali, gattonare fuori dal basso della piramide di bambini) che le cose saranno strane, che lo sceneggiatore-regista Paolo Sorrentino ha il pieno controllo della sua visione e che quella visione è una che gli americani non hanno visto molto spesso.

Ma persino prima di quello, se siete stati su di un social media, probabilmente saprete di The Young Pope per via dei suoi numerosi meme, alcuni dei quali creativi ma molti giocano sul titolo e sulla parola "young (giovane)" in un modo contestualmente inesatto. Questa è una serie di cui si è parlato al riguardo, e si continuerà a farlo, per ragioni che sono temporaneamente divertenti ma non riescono a cogliere l'essenza di ciò che Sorrentino sta cercando. E forse la bizzarra bellezza di The Young Pope è che quella essenza è un bersaglio in movimento. I primi episodi sono una combinazione di bizzaria squilibrata e umorismo freddo (dry humor), ma la serie inizia a cambiare in un modo meno eccentrico più velocemente di quanto ci si possa aspettare e, dopo cinque episodi (metà della prima stagione), la serie diventa una meditazione sorprendentemente seria sulla solitudine e sulla fede.

Ma prima, il fattore stranezza in The Young Pope.

Da quella sequenza di apertura con i bambini, non c'è un ridimensionamento della stravaganza. Si va dal febbrile sogno d'apertura di Law in una scena dove saluta la folla estatica al Vaticano con un discorso che spazza via la pioggia, produce un soleggiato cielo blu e poi culina nella dichiarazione papale più progressiva della storia (pr sesso, pro masturbazione, pro preti gay, pro suore che dicono messa), completa di svenimenti comici e, alla fine, la rivelazione che questo papa americano, chiamato Lenny Belardo, deve svegliarsi. E lui si sveglia. Ma ciò che Sorrentino (La Grande Bellezza, Youth) ha fatto intelligentemente con quella scena è stato depistare il pubblico. Quei fedeli fan del Papa, ascoltando quel discorso progressista, diventano più stupiti che contenti. Riprese di singoli nella folla mostrano la loro disapprovazione. Fa credere al pubblico televisivo che la visione del nuovo Papa sarà troppo giovanile, troppo americana, troppo anticonvenzionale.

Ma poi, in una successione di scene divertenti che approfittano del viso carismatico e telegenico di Law, la sua abilità di fare un accento americano e il suo talento nel ritrarre la brusca schiettezza dei potenti, scopriamo che Lenny Belardo, che sarà chiamato Papa Pio XIII (che avrebbe dovuto essere un indizio), è, infatti, conservatore come pochi.   Mira, con il suo regno, a portare indietro tutti i progressi del Vaticano che potrebbero essere considerati progressisti, e, andando ben oltre, di estirpare i preti omosessuali, fare richieste profondamente restrittive al miliardo di cattolici in giro per il mondo e nel mentre di rendere il Vaticano un attore ancora più potente e sinistro negli affari mondiali.

Non che Young Pope perda la sua bizzarria in questo viaggio: c'è l'apparizione ricorrente di un canguro, riferimento alla Coca cola Zero Cherry, molte altre sequenze oniriche, un sacco di fumate di sigaretta e le brillanti buffonate comiche di Silvio Orlando, solo uno dei tanti attori Italiani e internazionali nel cast, e Diane Keaton nei panni di una suora. Ma mentre la serie diventa meno aggressivamente anticonformista, gli spettatori sono lasciati a riflettere su qualcosa che non è un meme, che non è "Jude Law è il giovane papa!" o le false premesse (che Sorrentino facilmente nega basandosi su quando ha iniziato a scrivere la serie) che la serie sia in qualche modo una satira politica dell'ascesa di Donald Trump. Una volta che si abitua alla cinematografia eccezionalmente bella, il magnifico uso della fotografia e della prosperità registica, ciò che rimane è una commedia drammatica che si è trasformata, davanti ai propri occhi, in qualcosa di più sostanzioso. 

Raramente ho guardato una serie - oltre, per dire, Twin Peaks - dove ho pensato in continuazione, "Aspetta, cosa?" così spesso. E quando Young Pope ha un po' di distanza dalle sequenze oniriche o dai canguri, sfida ancora la capacità di comprendere ciò che vuole essere e cosa sta cercando di fare.

Applaudo a questa cosa, e la televisione, persino in questa Età di Platino, potrebbe essercene di più. Quello che è più intrigante è che quale che siano gli  impulsi che si possano avere nel giudicare la serie a questo punto, il fatto rimane che ci sono altri cinque episodi per me da digerire, e Sorrentino ha già dato prova di poter ruotare in qualsiasi momento e andare in profondità nell'assurdo o nel drammatico, talvolta simultaneamente.  Non ho idea se The Young Pope, una volta che la prima stagione sia storia (una seconda non è stata ancora ordinata ma Sorrentino la sta scrivendo e certamente sembra probabile), si rivelerà all'altezza della sua ambizione. Ma sono estremamente occupato nel processo di arrivarci. 

Penso che parte della peculiare natura di questa serie ha a che fare con il fatto che viene da un cineasta Italiano e opera fuori dei ritmi sia della televisione Americana che dei nostri cugini, la televisione Inglese. Se avete guardato la serie televisiva italiana di gangster Gomorra, avrete il senso di come il ritmo sia differente all'estero (lo stesso per la serie Francese The Last Panthers),ma mentre queste erano influenzate chiaramente dalla televisione americana, Young Pope sembra come un idiosincratico film di 10 ore fatto da un visionario che è stato spezzettato in più episodi (che non sembrano disgiunti, per esser chiari).

Quindi ciò che stiamo ottenendo è una storia prodotta da un regista Italiano che prende una premessa - cosa succederebbe se, attraverso una serie di macchinazioni o, sapete, intervento divino, un cardinale americano diventasse inaspettatamente papa e nessuno avesse idea di come governerà - e inizia a baloccarsi con le inevitabili reazioni preconcette a quella premessa. SOno contento che l'HBO sia coinvolta in questa coproduzione internazionale e si stia prendendo quello che ammonta a un diverso tipo di rischio per il canale.

Sorrentino, in un intervista con The Hollywood Reporter, ha definito la serie "un thriller dell'anima," e vi garantisco che non ci sono stati molti meme se non nessuno riguardo a quello. Ha usato quella descrizione mentre distanziava la sua serie da House of Cards (che non mi è mai sembrata una comparazione corretta sin dall'inizio). E nella stessa intervista, Sorrentino ha detto forse la cosa più eclatante riguardo ciò che questa serie esplora - ed è eclatante perché ha meno della Coca Cola Cherry Zero a che fare con tutti i meme e le battute fatte prima che molti l'abbiano visto o gli abbiano dato almeno una possibilità: "In ultima analisi, parla dell'inquietante piccolo rumore della solitudine, della solitudine che è dentro tutti noi è che non viene mai compensata" Che non è la solitudine di qualcuno che non ha nessuno con cui parlare la sera, ma è una condizione più profonda e il senso di inquietudine derivato dal fatto che in ultima analisi si è soli. E questo è il perché quelli che hanno la consapevolezza di questa solitudine fanno le loro domande a Dio."

Si, la questione di Dio. Non proprio, "è su di un papa — ed è giovane!"

Quello che potremmo ricevere da The Young Pope è uno specchietto per le allodole con cui il creatore non ha nulla a che vedere, ma i social media - appropriandosene persino prima della messa in onda - si. Dal terzo episodio e persino in misura maggiore dal quarto e dal quinto, la serie è molto incentrata su fede e Dio e solitudine e spiritualità e convinzioni - le ultime due idee molto diverse dalle prime due. Potrebbe essere che una serie su cui molte persone voglio scherzare (e una a cui piace essere divertente e strana ma non necessariamente kitch o apertamente satirica) stia parlando molto intelligentemente di questioni molto più importanti di quanto chiunque si aspetterebbe.

TRADUZIONE A CURA DI DAVIDE SCHIANO DI COSCIA
ARTICOLO ORIGINALE: hollywoodreporter.com

giovedì 19 gennaio 2017

'The Young Pope' Il creatore su i parallelismi con Donald Trump — e tutti quei Meme

Di  Jean Bentley

Paolo Sorrentino parla con THR della serie drammatica HBO e anche dei piani per la seconda stagione.

Jude Law sa dei suoi meme di Young Pope. Come ha detto sabato ai giornalisti all tour stampa invernale della Television Critics Association, nelle settimane passate non solo ha imparato cosa fosse un meme, ma ha anche visto internet trasformare lui e il suo ruolo come il cardinale americano Lenny Belardo, un ragazzaccio con un debole per le sigarette e la Coca cola Cherry Zero, in una cosa sola. 

Paolo Sorrentino, il cineasta italiano che ha creato, scritto e diretto tutti e dieci gli episodi della serie HBO, ha visto anche lui i meme. Sorrentino, con l'aiuto di un traduttore, ha parlato con l'Hollywood Reporter della popolarità in internet del suo show, dei paralleli tra il conservatore Papa Pio XII e il presidente eletto Donald Trump, e se abbia mai provato la Coca cola Cherry Zero alla ciliegia. In più, rivela che sta già lavorando a una seconda stagione, nonostante non sia stata ancora ordinata.

Prima le cose importanti: sapeva di tutti quei meme?

Lo so! Sono contento, Sono contento. Perché no? Va bene [quando] le persone parlano della serie. Se anche solo 10 di loro guardassero la serie, è una buona cosa. 

Un'altra domanda sciocca:le piace la Coca cola Cherry Zero? Da dove esce fuori questa cosa?

Mai assaggiata. Molti anni fa cercarono di portarla in Italia. Fu un fallimento. Quindi Coca cola Cherry Zero, non l'ho mai provata.

In essenza, di che cosa parla questa serie?

In ultima analisi, parla dell'inquietante piccolo rumore della solitudine, della solitudine che è dentro tutti noi è che non viene mai compensata. Che non è la solitudine di qualcuno che non ha nessuno con cui parlare la sera, ma è una condizione più profonda e il senso di inquietudine derivato dal fatto che in ultima analisi si è soli. E questo è il perché quelli che hanno la consapevolezza di questa solitudine fanno le loro domande a Dio.

Si vede piuttosto presto che la serie è anche sulla politica.

Anche sulla politica, si, perché il papa è la guida spirituale. Certo dentro c'è un sacco di politica perché essere la guida di 1 miliardo di persone nel mondo, che è il numero di Cattolici nel mondo, non si può non parlare anche di politica. 

Quando realizza una serie televisiva su scala globale con partner di tutto il mondo, tiene conto del fatto che i pubblici saranno così tanto diversi?

Per me, spero di raggiungere un pubblico globale se rimango fedele a me stesso invece di cercare un equilibrio e un bilanciamento per piacere a molti. Quindi più io cerco di raggiungere un pubblico globale, più tendo a fare cose che mi piacciono, e dato che sono quello che scrivo - io solo - allora quello è il caso.

Ha detto di esserti consultato con dei leader della Chiesa Cattolica che le hanno detto che c'è una buona probabilità che il prossimo papa sarà conservatore come questo qui

Guardi agli Stati Uniti!

Esattamente - era qualcosa che voleva rappresentare? Che cosa ne pensa dei paralleli che possiamo vedere fin da ora?

I paralleli tra [Lenny] e Trump sono completamente casuale perché ho scritto il personaggio del papa molto tempo fa quando Obama era il presidente. Comunque, nazioni importanti come gli USA e come il Vaticano, sanno che sono importanti perché sanno che rimangono leali a se stesse. Sono fedeli a se stesse. Papa Francesco e Obama hanno condotto i loro paesi, i loro stati un una nuova direzione e probabilmente dopo di ciò ci sarà la tendenza opposta. Quello che accadrà successivamente sarà una spinta conservatrice a riportare lo status quo a ciò che c'era prima. E quello spiega perché, dopo un papa come quello che abbiamo ora, ci potrebbe essere un papa come Jude Law e perché, dopo Obama, ci può essere un presidente come Trump. Perché c'è una conscia, collettiva tendenza a mantenere lo status quo com'era prima. Inconsciamente, uno stato, una nazione sente il bisogno di sopravvivere. E quando c'è qualcuno che dice no, affrontiamo la vita in un modo diverso, potrebbe creare una reazione opposta collettiva inconscia. 

Ha scritto la stagione due?

Lo sto facendo adesso.

Qualcosa del nostro clima politico attuale filtrerà nella stagione due?

Sai molto bene che se dico qualcosa, loro mi ammazzano!

La stagione due è stata ordinata ufficialmente?

No, non è stata ancora ordinata ufficialmente. Nel caso, è meglio scrivere ora. Ritornerò a realizzare un film quindi è meglio anticipare il lavoro. 

Molte recensioni hanno paragonato The Young Pope ad House of Cards. Ci si rivede?

No, perché si, House of Cards è una riflessione sull'esagerato, sfrenato abuso di potere. è un aberrazione con le sue mille possibilità. Qui, c'è il potere ma non è l'aspetto prevalente della serie. L'aspetto prevalente della serie è che è un thriller dell'anima. 

TRADUZIONE A CURA DI DAVIDE SCHIANO DI COSCIA
ARTICOLO ORIGINALE hollywoodreporter.com

lunedì 16 gennaio 2017

Paura e Deliro: La bizzarra evoluzione delle Icone Horror negli anni 90

Di Nat Brehmer


Gli anni 90 erano un'epoca interessante per l'horror. Per un po', c'è stata l'esigenza di rinnovare tutto. Di rendere le cose fresche e diverse. Questo bisogno alla fine scomparve, ma non prima di lasciare un impatto duraturo su quasi tutte le nostre serie preferite. Freddy, Jason, Michael Myers, persino Pinhead non era immune dalla bizzarra rinascita degli anni 90.

Abbastanza stranamente, il primo grande stratagemma che il decennio tentò di mettere in atto per questi personaggi classici fu di ucciderli. Proprio all'inizio, abbiamo avuto Nightmare 6: la Fine e Jason va all'Inferno. Entrambi non solo cercarono di porre fine alle rispettive serie una volta e per tutte, ma portarono le cose in nuove direzioni ed espansero le back story dei loro protagonisti in modi coraggiosi e inaspettati.

In Nightmare 6: la Fine, possiamo deliziarci con un film alla John Waters, quasi post apocalittico. Interamente ambientato dieci anni nel futuro in modo tale che è impossibile da piazzare nella linea temporale della serie. Ad ogni modo, Springwood è un deserto e Freddy ha praticamente vinto, quindi sta cercando di scoprire come scappare dai confini della città e trovare nuove vittime.


Inoltre questo episodio ci da moltissimi retroscena sul personaggio di Freddy che non avevamo mai avuto prima. Di tutte le cose, questa è la cosa più saggia da fare per un possibile capitolo finale.   Lo snodo principale della trama è che Freddy ha una figlia, ma penso che le cose più interessanti sono quelle che fanno seguito a questa - ovvero che Krueger aveva una moglie e una figlia mentre era il massacratore di Springwood.

Inoltre ci racconta alacremente come Freddy ha ottenuto i suoi poteri e sia diventato un invasore di sogni ed è piuttosto deludente. Questo è stato il più grande tema ricorrente per tutti gli anni 90 e ha colpito quasi tutte le icone horror indistintamente: spiegare troppo. Ha quasi rovinato molte serie e il primo indizio di questa tendenza è stato l'incontro di Freddy con i pesci fluttuanti dalla faccia di teschio conosciuto come Demoni dei Sogni.

Jason è stato colpito in modo molto diverso. Jason va all'Inferno apparentemente fece ogni tentativo per spiegare tutto riguardo alla natura soprannaturale di Jason, ma solo per finire per sollevare ancora più domande. Mentre era un film davvero creativo ed è molto sottovalutato, l'idea che Jason semplicemente si trasformi in una lumaca demoniaca per spostarsi di corpo in corpo quando viene distrutto non fa nessun favore all'intera serie. Almeno ci presenta la famiglia Voorhees nel suo compresso, portando all'attenzione il padre di Jason - casualmente al meglio - per la prima volta.


Ma glissa piuttosto facilmente non spiegando come Jason abbia ottenuto questi poteri o come sia tornato e diventato così indistruttibile. Per tutta la stranezza che Jason va all'Inferno aggiunge, consente ai fan di decidere da loro su molte questioni.

Il peggior reo di questa idea dello spiegare eccessivamente, comunque, è stato Halloween 6: la Maledizione di Michael Myers. Il film fu realizzato con il solo proposito di spiegare ogni cosa. Che pensaste o meno di aver bisogno di sapere su Michael e i suoi retroscena, stava per cercare di coprire quegli argomenti. Aggiunge solo il danno alla beffa che questa sia la peggiore serie a cui dare questo trattamento di approfondimento perché l'intera intenzione dietro Michael Myers per cominciare è che non si dovrebbe sapere nulla su di lui. Lui è questo vuoto, questo male misterioso. Questa è l'intera ragione per la maschera.

Ciononostante La maledizione di Michael Myers spiega cose come una teoria eccessivamente prolissa dei fan tratta da internet scelta e prodotta dagli studios. Parla di un antico culto Druidico ai giorni nostri, che ha tenuto in vita la Maledizione di Thorn per generazioni. Una costellazione che appare ogni qualvolta Michael Myers ritorna a Haddonfield. A seconda di quale versione del film si vede, Michael potrebbe aver ingravidato la sua stessa nipote oppure il bambino è il risultato di molti anni di bizzarri esperimenti di clonazione.


Almeno nella versione andata nei cinema, il culto scopre di aver torto su Michael ed è incapace di controllarlo. La versione su cui i produttori erano coinvolti e la versione che tutti stavano scalpitando per vedere da anni era il film in cui Michael Myers era controllato dal culto e incestuoso.

Anche Non aprite quella porta si è rivelato non essere immune alla maledizione della spiegazione non necessaria.  Non aprite quella porta IV spicca particolarmente perché l'originale potrebbe essere il più semplice dei film citati qui. Catturava il pubblico perché sembrava reale. Era come se steste guardando la follia svolgersi di fronte ai vostri occhi. Ma il co-sceneggiatore dell'originale non la pensava allo stesso modo. Non pensava che il film originale stesse in piedi come qualcosa di realistico.

Quindi con Non aprite quella porta IV, praticamente rifece il primo film, ma lo connesse con gli altri spiegando che tutti questi omicidi non fossero avvenimenti casuali, perché cose simili non esistono. Questa famiglia invece uccide persone per appagare gli Illuminati, che inoltre probabilmente coordinano questi assassinii frequenti per bilanciare il bene e il male per appagare dei padroni alieni. Tutte queste idee presentate nel film, Henkel ha ammesso, sono le sue convinzioni. Stava modellando Non aprite quella porta sulla sua specifica visione del mondo e a quel livello è interessante.



Queste non sono state le uniche serie che hanno subito il bizzarro trattamento. Hellraiser: la stirpe maledetta ci ha dato l'intera origine della scatola mentre ha sparato Pinhead nello spazio in un lontano futuro. Chucky subì un completo restyling e venne ricondotto al suo passato riunendosi con la sua vecchia amante Tiffany ne La Sposa di Chucky. Quindi tutte le persone che si lamentano che i remake che abbiamo visto negli ultimi dieci anni soffrissero per via di un'eccessiva tendenza a spiegare devono essersi dimenticati dell'ingente surplus di spiegazioni che ci siamo sorbiti negli anni 90 e quanto abbia ferito virtualmente ogni serie horror moderna.

TRADUZIONE A CURA DI DAVIDE SCHIANO DI COSCIA
ARTICOLO ORIGINALE:wickedhorror.com